“FOIA: che cosa non ha funzionato?” Le criticità emerse.

Foia cosa non ha funzionato
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In occasione della terza edizione della Settimana dell’Amministrazione Aperta 2019, il Dipartimento della funzione pubblica ha organizzato, lo scorso 13 marzo, un evento dal titolo “FOIA: che cosa non ha funzionato?”

In occasione della terza edizione della Settimana dell’Amministrazione Aperta 2019, il Dipartimento della funzione pubblica ha organizzato, lo scorso 13 marzo, un evento dal titolo “FOIA: che cosa non ha funzionato?” dedicato ai limiti riscontrabili e riscontrati nell’attuazione della disciplina dell’accesso civico generalizzato a due anni dalla sua introduzione.

All’evento hanno preso parte i rappresentanti di 12 Associazioni della società civile  (Fondazione Open Polis, Cittadini Reattivi, Carte in Regola, Trasparency International, ASGI – associazione studi giuridici sull’immigrazione, Cittadinanza Attiva, Centro Hermes per la Trasparenza e Diritti Umani Digitali, Associazione Future is Now, Cild – Coalizione Italian Libertà e Diritti Civili, Cittadini Reattivi, Agenda Digitale Giustizia – CO.Lab, Riparte il Futuro) e di  8 enti (Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Affari Generali, Ministero degli Interni, AGI – Agenzia Giornalistica Italia,  Formez Pa, Università di Salerno – Osservatorio sulla Comunicazione e l’Informazione sulla Pubblica Amministrazione in Italia e in Europa, Università La Sapienza, Unical – Università della Calabria).

Nel corso dell’incontro sono emerse le seguenti criticità.

  • L’eterogeneità delle risposte fornite dalle amministrazioni

Rispetto alla medesima tipologia di richiesta di accesso, le associazioni registrano prassi amministrative e risposte estremamente difformi. La principale motivazione alla base di tale difformità sembra essere una lacunosa conoscenza del FOIA da parte delle amministrazioni, unita a difficoltà di coordinamento degli uffici e, in taluni casi, ad un atteggiamento di diffidenza nei confronti delle richieste dei cittadini. Da più versanti emerge, pertanto, la necessità di attivare specifiche e mirate strategie di formazione del personale pubblico, ed al contempo di realizzare appropriati interventi sul versante tecnologico, anche al fine di supportare il coordinamento delle risposte tra le amministrazioni periferiche di uno stesso ministero o tra enti locali appartenenti a uno stesso territorio.

Una riflessione maggiore sul grado di conoscenza della normativa FOIA, soprattutto a livello locale, si rende, peraltro, necessaria se si considera che spesso le richieste riguardano documenti che, in base alla disciplina di cui al decreto legislativo n. 33 del 2013, avrebbero dovuto già essere oggetto di pubblicazione obbligatoria.

Inoltre, i rappresentanti della società civile chiedono che venga meglio valorizzato il principio per cui la corretta applicazione delle norme sull’accesso civico generalizzato rilevi ai fini della valutazione dirigenziale.

  • La mancata tutela della privacy dei richiedenti

Da più parti viene riscontrato che i dati personali dei richiedenti – in specie, di giornalisti che abbiano fatto ricorso al FOIA nell’ambito di loro inchieste – non siano stati oscurati in fase di notifica ai controinteressati, creando situazioni di concreto rischio per il sereno svolgimento dell’attività giornalistica e in generale per chi voglia fare istanza.

ll rischio è che il FOIA, usato in altri ordinamenti per fornire ai giornalisti uno strumento di inchiesta che non ne metta a repentaglio l’incolumità, sia utilizzato in misura molto limitata in Italia da questa categoria privilegiata di beneficiari.

  • La scarsa standardizzazione della gestione delle richieste e non adeguata gestione tecnologica

Alcuni presenti rilevano di aver riscontrato un elevato grado di difformità e, dunque, un basso livello di standardizzazione nella modalità di proposizione delle richieste di accesso civico generalizzato e nella relativa gestione. In questo senso, sarebbe opportuno facilitare il compito del cittadino e dell’’amministrazione anche attraverso un uso appropriato degli strumenti tecnologici.

  • La confusione tra i diversi regimi di accesso

La maggiora parte dei rappresentanti della società civile ha segnalato come, tanto i cittadini, quanto le pubbliche amministrazioni, non hanno ben chiara la distinzione tra i diversi regimi di accesso e ciò spesso comporta confusione, in particolare, tra l’istituto del FOIA e l’accesso procedimentale disciplinato dalla legge n. 241 del 1990. Tale aspetto conferma la necessità di investire nelle attività di formazione e nel monitoraggio sulla applicazione del FOIA.

  • I limiti procedurali all’accesso

La scelta del legislatore di non comportare per le amministrazioni l’obbligo di elaborare informazioni (avendo il FOIA ad oggetto soltanto dati e documenti) rischia di generare confusione, in quanto per le pubbliche amministrazioni questo rappresenta un valido motivo per rigettare l’istanza.

Emerge, pertanto, la necessità di maggiori chiarimenti tra l’assenza di un obbligo, che non è divieto, e la facoltà di elaborare informazioni, specie laddove siano di rilevante interesse pubblico e non comportino un onere eccessivo.

I partecipanti hanno espresso un generale apprezzamento per l’evento e manifestato l’esigenza che sia dato seguito ad iniziative di dialogo tra Istituzioni e società civile sull’applicazione del FOIA.

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